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ANCHE IL CUORE HA UN CERVELLO

Ebbene sì, cari miei!

Oggi possiamo affermare di si, grazie alla Neurocardiologia, una branca della medicina moderna che si occupa delle interazioni fisiologiche e patologiche tra sistema nervoso e cardiovascolare.

Per iniziare con qualche curiosità possiamo dire che allineando tutti i nervi del nostro corpo, potremmo fare due volte e mezzo il giro della Terra perché portiamo in dote ben 150.000 chilometri di rete nervosa. Il boss del Sistema Nervoso è la testa, con 86 miliardi di neuroni che formano un’enorme rete interconnessa che consente al cervello di ricevere informazioni e dare il via alle nostre azioni. Altro che internet!

In pratica possiamo affermare che la salute, è un fluire di informazioni nell’organismo e tutti gli organi e i muscoli del corpo ne hanno bisogno per funzionare.

Così come avviene sul posto di lavoro, affinché tutto proceda come si deve, ci si divide i compiti e allora il sistema nervoso centrale (SNC) riveste il ruolo di centro di controllo e di elaborazione delle informazioni e invia comandi ai muscoli, mentre il sistema nervoso autonomo (SNA) assume quello di centro di bilanciamento del corpo: controlla gli equilibri interni e regola le funzioni vitali del corpo umano, come, per esempio, la frequenza cardiaca.

Quando si verifica un cambiamento improvviso nel nostro ambiente che richiede uno sforzo di adattamento, il SNA si attiva rapidamente e sollecita alla risposta i vari organi.

Tra gli organi sollecitati da questa cascata adattativa, il cuore si trova in prima linea.

Ma quello che forse non sappiamo è che il cuore è anche un potente trasmettitore d’informazioni.

Per molte decine d’anni gli scienziati si sono interessati al rapporto tra cervello e cuore, ma pressoché solo in un senso: studiare l’impatto dei comandi cerebrali sulle risposte cardiache.

Si contano sulle dita di una mano i neuroscienziati che hanno esaminato il percorso inverso, cioè le possibili influenze del cuore sul cervello.

Tra i primi pionieri a perlustrare queste terre poco conosciute ci furono i fisiologi e coniugi John e Beatrice Lacey, che negli anni ‘60 e ‘70 dimostrarono come il cuore inviasse informazioni al cervello e influenzasse potentemente quest’ultimo nel suo modo di conoscere il mondo circostante e reagire a esso.

In realtà, già nella Medicina Tradizionale Cinese, le funzioni fisiologiche che in Occidente vengono assegnate al cervello, sono, invece, attribuite al cuore. Infatti, per i taoisti il cervello risiede nel cuore, perché è nel Cuore che risiede lo Shen, la forma di Energia (Qi), che mantiene in equilibrio tutti gli aspetti emotivi ed i sensi legati agli organi. In MTC, inoltre, sono descritti dei Meridiani Secondari, che collegano tutti gli organi, direttamente o indirettamente, col Cuore e da qui si collegano col Cervello. Quindi già centinaia di anni fa’ gli agopuntori avevano descritto la relazione Cuore-Cervello.

In Occidente, dobbiamo aspettare fino al 1991, quando una squadra di scienziati dell’Università di Montreal, diretta dal dott. Andrew Armour, aprì la strada al concetto di “cervello nel cuore’’, scoprendo la presenza di un vero e proprio sistema nervoso all’interno del cuore e costituito da circa 40.000 neuroni specializzati: i neuriti sensori.

I neuriti sono minuscole propaggini del neurone che svolgono diverse funzioni. Alcuni acquisiscono informazioni dal neurone per connettersi ad altre cellule, mentre altri captano segnali da varie fonti e li trasportano verso il neurone. In pratica, formano una rete di comunicazione all’interno del cuore stesso.

Ciò che rende talmente eccezionale questa scoperta è che i neuriti presenti nel cuore replicano molte delle stesse funzioni rilevate nel cervello.

Citando gli scienziati a cui si deve la scoperta: «Il “cervello del cuore” è una rete intricata di nervi, neurotrasmettitori, proteine e cellule di supporto simili a quelli riscontrabili nel cervello vero e proprio».

Questi studi hanno dimostrato qualcosa di eccezionale e cioè che il cuore innesca processi fisiologici indipendenti dal cervello e, anche solo un insieme di quarantamila neuroni, può comunque essere considerato tanto efficiente da meritare il nome di “piccolo cervello”.

Si è anche visto che le informazioni inviate dal cuore sono anche di fondamentale importanza per numerosi equilibri fisiologici. Un ruolo chiave del cervello del cuore consiste nel rilevare i cambiamenti che avvengono nell’organismo, quali i livelli degli ormoni e di altre sostanze chimiche, per poi comunicarli al cervello affinché quest’ultimo possa soddisfare adeguatamente i nostri bisogni.

Il cervello del cuore espleta questo compito convertendo il linguaggio del corpo (la chimica) nel linguaggio elettrico del sistema nervoso, per renderlo comprensibile al cervello. I messaggi in codice del cuore, per esempio, informano il cervello su quando il nostro fabbisogno di adrenalina aumenta durante una situazione stressante.

Proviamo a pensare al ritmo cardiaco come a una sorta di codice Morse, che contiene istruzioni per il cervello.

I segnali neuronali che il cuore invia sono continuamente monitorati dal cervello e aiutano ad organizzare percezioni, sentimenti e comportamenti.

Il cuore così impatta direttamente sul modo che ha il cervello di percepire e processare informazioni. In base alla natura degli input del cuore, questi possono inibire o facilitare l’attenzione, la memoria di lavoro, i processi corticali, le funzioni mentali e la performance.

Non finirò mai di stupirmi davanti a tanta perfezione e credo che non valga solo per me.

Michela Fazzito
(CEO Mission Empathy)

28/07/2023