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QUANDO SONO I GENITORI A CADERE

A volte può accadere che siano i genitori a cadere! A farsi male, a diventare pezzi. Tanti pezzi.
Mi sento quasi in colpa a raccontare questa storia. Ma mi sento anche in dovere di farlo.
Ascoltare di ferite che sanguinano e che non si rimargineranno a breve o forse mai, ti lascia dentro un senso di profonda riflessione.
Un appuntamento da un cliente, uno come tanti, il solito, mi porta davanti ad una di quelle palazzine in balia del Bonus 110 e penso ‘eccone un altro’…
Ma entrando tutto cambia … Niente ascensore, ma lo stanno appunto facendo.
Addirittura…. Questo mi passa per la testa. Un pensiero che mi fa sentire subito giudicante ed ingiusta quando arrivo al pianerottolo del primo piano.
Ci sono tre carrozzine e un tapis roulant.
Ipotizzo: ci abitano degli anziani e in effetti, poverini, anche due rampe di scale sono impegnative.
Proseguo e arrivo al secondo piano con la solita borsa stracarica un po’ dispnoica…
No! Non abitano degli anziani al primo, ma un ragazzo di 24 anni al secondo, vittima di incidente stradale, rimasto appeso tra la vita e la morte per due mesi e le lacrime della mamma mi dicono che più che ‘tra ‘ è stato un miracolo riportarlo di qua.
Sono sue carrozzine e modernissimi strumenti, sono sue le conseguenze dell’errore di un altro.
Sono sue le infinite sedute di riabilitazione con la consapevolezza che il finale non coinciderà mai più con il passato.
Sono morto quel giorno di sei mesi fa: così il papà mi introduce la storia e la bocca trema mentre continua a ringraziare quei medici che gli hanno permesso di tornare a respirare. Il tono della voce tradisce la volontà di far arrivare quell’immensa gratitudine a chi gli ha ridato un figlio come se il suono potesse e dovesse raggiungerli ovunque loro si trovassero.
Ma chi ringraziano per essere tornato è lui, Giorgio! Non so come si chiama, ma mi piace Giorgio. È lui il vero eroe.
Non perché ha lottato per la sua vita: sarebbe solo sopravvivenza, ma perché ha lottato per la vita dei suoi cari e lo fa ogni giorno.
Si sottopone a estenuanti terapie, si sforza per non provare disagio quando un’estranea entra in casa e quando sarà in città per strada tentando di non guardare le gambe degli altri o facendo finta di niente davanti a quel modello di auto, ma soprattutto non versando una lacrima per incoraggiare i genitori fingendosi roccia restando carne.
Non sono stata io molto brava a trattenerle invece e saluto fissando una nuovo appuntamento, ma la settimana dopo … perché c’è una festa!
La festa del ritorno alla vita! E la settimana dopo mi raccontano con entusiasmo: aspettavamo 50 persone e ne sono arrivate 140!
Che meraviglia!
Non vi nascondo che, anche se da estranea avrei voluto tanto esserci a quella festa per respirare la VERA aria di festa, quella che forse non abbiamo mai respirato.
Ringrazio dal profondo del cuore questa famiglia che ha condiviso con me la loro storia con spontaneità e lucida consapevolezza di ciò che è stato e ciò che è.
Ringrazio la forza di un giovane che trovandosi nel posto sbagliato al momento sbagliato è costretto ad essere l’eroe di se stesso e che è esempio straordinario di resilienza e orgoglio e ringrazio ogni giorno chi svolge la propria professione non per denaro, ma per passione e missione!
Invito chi genitore lo è e chi non lo è, ma conosce adolescenti e giovani uomini e donne a trovare la via per inculcare in quelle teste di lupi, di bimbi sbandati, di bulletti, di pecore, etc, il valore della vita, del rispetto e dei sacrifici.
Auguro a Giorgio un futuro splendido e lo sarà. Ne sono certa.
Autore:
Michela Fazzito
CEO Mission Empathy
29/09/2022